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22 gennaio, Palestrina ricorda il bombardamento. La storia di due amici sarti

Il 22 gennaio è una data triste per la città di Palestrina. In questo giorno si ricorda infatti uno dei bombardamenti più atroci realizzati nel 1944. Tra le tante storie di quel triste avvenimento, si ricorda la storia di due amici, Luigi Consoli e Luigi Del Monaco, sarti di professione.

A Palestrina

Durante i difficili anni della guerra Luigi Consoli e Luigi Del Monaco furono licenziati perché il lavoro era davvero scarso. Dopo un iniziale momento in cui entrambi pensarono di nascondersi ed evitare di collaborare con i nazisti, in seguito decisero di presentarsi ai tedeschi. La loro richiesta di lavoro fu accolta e vennero impiegati nelle operazioni di carico e scarico dei proiettili di cannone che, confezionati in pesanti casse, giungevano alla stazione ferroviaria di Palestrina e da qui venivano smistati verso il fronte di Cassino. I due giovani tormentati dal fatto che quei proiettili erano destinati alle artiglierie naziste che rallentavano la marcia di liberazione delle truppe alleate e avendo notato che la polvere da sparo era contenuta in sacchetti di seta, tessuto pregiato, impossibile da trovare sul mercato locale in quegli anni, decisero di sabotare le bombe asportandone la polvere da sparo. Consoli e Del Monaco, dunque, vennero scoperti, arrestati e rinchiusi in un vecchio casale nelle vicinanze di Palestrina. I loro famigliari si recavano quotidianamente a fargli visita, portando loro provviste di cibo. Il loro morale era abbastanza sollevato, non avendo consapevolezza della gravità dell’accusa che gli veniva contestata. Durante la loro detenzione, esattamente il 22 gennaio 1944, la città di Palestrina subì un pesantissimo bombardamento da parte degli angloamericani, i quali erano venuti in possesso di notizie riguardanti la presenza di un rilevante quantitativo di munizioni negli scantinati del Seminario vescovile. La famiglia Del Monaco fu sterminata. Luigi Del Monaco, già orfano di madre, venne a sapere che anche il padre, tre sorelle, un cognato e due nipotini erano rimasti sepolti sotto le rovine, dato che la loro abitazione era ubicata in prossimità della chiesa dedicata a S. Antonio. Venuti a conoscenza del disastroso bombardamento i due ragazzi, che intanto erano detenuti, chiesero di poter essere accompagnati a Palestrina per aiutare a scavare tra le macerie e prestare soccorso ai feriti rimasti intrappolati. La loro richiesta venne accolta ed un militare tedesco, con la sola pistola nella fondina, li accompagnò a piedi al paese. I due giovani amici meditarono la fuga, dato che la sorveglianza tedesca non era affatto rigorosa e le strade dissestate rendevano l’ipotesi di allontanarsi assai possibile. Infine desistettero dal tentativo perché Consoli temeva successive ritorsioni nei confronti dei suoi famigliari e perché Del Monaco, prostrato dall’immane tragedia che lo aveva colpito, non sapeva dove rifugiarsi. Qualche giorno dopo quando il fratello minore del Consoli Enrico si recò al casale portando con sé viveri, gli venne detto che i due detenuti non erano più chiusi in quell’edificio e nessuno gli comunicò la nuova destinazione. Il riserbo dei militari era totale, così come l’incertezza dei parenti. Verso la fine di febbraio don Giulio Lucidi parroco della chiesa della Annunziata di Tagliacozzo scrisse una lettera alla famiglia Consoli. La missiva informava dell’avvenuta fucilazione dei due giovani per mano dei tedeschi. Secondo il sacerdote l’ultima prigione era ubicata in via Marconi n. 38 di Tagliacozzo. I due corpi furono messi dentro due rozze casse di legno e trasportati su un carrettino trainato a mano da Alfredo Pappalardo, detto “Zumpitto”, nel cimitero di Tagliacozzo. Il carretto attraversò il paese, lasciando a terra tracce di sangue. L’amministrazione comunale di Tagliacozzo mise a disposizione due loculi, dove i due corpi riposarono fino a quando, cambiate le condizioni politiche, i parenti decisero di trasferirli nel cimitero di Palestrina. E’ difficile stabilire se il sabotaggio fu fatto per intralciare i tedeschi o per desiderio di appropriarsi del prezioso materiale che, in qualità di sarti apprendisti, i due ragazzi avevano saputo apprezzare e risultava ottimo per confezionare capi di abbigliamento o indumenti intimi per donne. Dalla relazione della banda Preneste per il riconoscimento della qualifica di partigiano stilata per Luigi Consoli, si evince che l’operato dei due giovani fosse mirato al sabotaggio delle bombe. Eppure la testimonianza di Enrico Consoli e di altri autorevoli personaggi di Palestrina lasciano propendere per la seconda versione. Le perquisizioni effettuate dalla Gestapo nelle loro abitazioni non portarono al ritrovamento di nulla di compromettente. Invece nella casa della fidanzata di Luigi Del Monaco furono rinvenuti indumenti intimi confezionati con la seta delle granate. La ragazza fu arrestata ed interrogata, ma venne presto liberata, perché a suo carico non venne trovata alcuna prova di accusa. Anche altri lavoratori avevano rubato la seta, ma solo le due vittime furono scoperte e arrestate con la pesante accusa di sabotaggio. A testimonianza della tesi del boicottaggio resta dunque la relazione rimessa dal Comitato di liberazione prenestino alla Commissione Consoli.

(Fonte Poligono da Tiro Tagliacozzo)

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