
Il dramma degli asili nido in provincia di Roma. Fino a ieri servizi essenziali, oggi sono a rischio chiusura.
Rette azzerate e spese che corrono, così i servizi per l’infanzia rischiano di abbassare la serranda. A colloquio con operatori tra Zagarolo e Roma
Fino a ieri erano considerati un pilastro della società moderna, oggi sono diventati “l’ultima ruota del carro”, senza una rappresentanza nei tavoli governativi che contano e senza alcuna forma di tutela per il prossimo futuro. Stiamo parlando dei servizi per l’infanzia privata, che oggi a seguito dell’emergenza Coronavirus rischiano una chiusura.
Centinaia di strutture, tra Roma e provincia, che impiegano un migliaio di persone più l’indotto tra ditte che si occupano di pulizia, ristoranti per i servizi mensa e tutto quanto ruota nel mondo dei piccoli da 3 mesi a 3 anni. Nel Lazio questi servizi rappresentano il 40% del totale e questo dato lascia intendere quanto siano fondamentali per la tenuta della famiglia. Eppure, con il protrarsi dell’ emergenza, vengono totalmente ignorati.
Abbandonati a sé stessi.

Oggi stesso nel Question time alla Camera dei deputati sulle scuole si è parlato di tutto, tranne che dei servizi da 0 ai 3 anni., E così è accaduto anche in una delle ultime riunioni alla Pisana presso l’Assessorato incaricato. E gli asili nido sono i grandi assenti anche nei provvedimenti governativi riuniti nel decreto Cura Italia, dove sono stati previsti interventi generici, senza però alcuna incisione reale nello specifico settore.
E così queste strutture, che fino a ieri sembravano intramontabili, oggi sono sull’orlo della chiusura. È il caso ad esempio dell’asilo «“Il Girasole” di Colle Gentile a Zagarolo, struttura che accoglie decine di bambini del comprensorio dei Monti Prenestini.

“Le entrate sono state azzerate e i costi sono sempre gli stessi – spiega Angela, una delle responsabili della struttura. Il risultato è che con questo stato di cose siamo impossibilitati ad andare avanti. Per una società piccola come la nostra l’unico contributo sarebbe la somma di 600 euro stanziata dal Governo, che dovremmo dividerla tra i dipendenti. E l’affitto e le altre spese? Come faremo? E se questa situazione durasse fino all’estate? In queste condizioni – aggiunge Angela – l’unica alternativa sarebbe la chiusura”.
Il Decreto Legge Cura (D.l.17 marzo n.18) ha previsto misure a sostegno anche per i gestori privati delle strutture educative e scolastiche che operano in convenzione, concessione o appalto, autorizzando le Pubbliche Amministrazioni al pagamento dei suddetti servizi per il periodo della sospensione. Ma né dal Campidoglio né dagli altri Comuni della provincia sono arrivate finora risorse e chiarimenti. Ed infatti, di fronte alle indicazioni contrastanti ricevute dagli uffici scolastici, già 42 strutture private hanno presentato una diffida alla sindaca Raggi.
Si dice “amareggiato” a Monti Prenestini Carlo, direttore dell’asilo nido “Tenere coccole” di via Gasperina .
“Fino a ieri eravamo un servizio indispensabile paragonato alla scuola pubblica – spiega. Oggi siamo considerati sanguisughe delle famiglie. Dovremmo restituire le rette di marzo – aggiunge – e andare incontro a un periodo senza alcuna entrata. Il tutto mentre le spese corrono, dagli affitti ai pagamenti dei professionisti, per cui non è stata prevista alcuna agevolazione concreta. Possiamo accedere alla cassa integrazione per i nostri dipendenti, ma solo per 9 settimane, per il resto tutti i pagamenti sono rinviati. Il fatto però – aggiunge – è che in questi mesi noi non guadagneremo un solo euro, dovremmo indebitarci per resistere fino a dopo l’estate senza alcuna garanzia e con il rischio di perdere per sempre anche le famiglie che fino a ieri ci affidavano i loro figli”.
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