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Commemorazione Fosse Ardeatine, Poli ricorda i suoi martiri


Piazza Poli, appunto, il tufo, il numero 4 che risuona ossessivamente… Coincidenze? Il destino? Chissà!

Il 24 marzo del 1944 a Roma le truppe naziste rastrellarono e uccisero 335 tra civili e militari come rappresaglia dell’azione gappista di via Rasella.

I partigiani di Roma, appartenenti ai Gruppi di Azione Patriottica (G.A.P.), fecero saltare in aria il carretto di uno scopino, proprio mentre passavano i soldati dell’XI° Compagnia del III° Battaglione dell’SS Polizei Regiment Bozen, un reggimento che era stato addestrato per azioni antiguerriglia.

Sul selciato rimasero 32 soldati, un altro morì poco dopo, mentre altri 10 morirono nei giorni successivi.
La reazione dei tedeschi fu ferocissima. In un primo momento si misero a sparare all’impazzata su tutte le finestre della via, pensando che la bomba fosse venuta da lì, poi organizzarono la rappresaglia, che fu terribile e immediata.

Il luogo scelto per l’esecuzione fu una cava di tufo dismessa sulla via Ardeatina, a un passo dalle catacombe cristiane, perché fu ritenuta idonea a occultare i cadaveri.

Dopo 24 ore dall’attentato, presso le Fosse ardeatine vennero trucidati con un colpo di pistola alla nuca centinaia di cittadini, completamente estranei all’azione gappista. Tra di loro figurano 57 cittadini ebrei, molti dei quali erano detenuti nel carcere romano di Regina Coeli, dieci civili rastrellati nelle vicinanze di via Rasella immediatamente dopo i fatti, e i 4 martiri polesi.

Gli ufficiali nazisti portarono i prigionieri all’interno delle fosse, obbligandoli a disporsi in file di cinque legati tra loro e a inginocchiarsi: lì furono uccisi a uno a uno con un colpo alla nuca.

Il massacro durò più di sette ore. Alla fine, l’ingresso della cava fu minato e i cadaveri vi rimasero sepolti.

Per conoscere i nomi (12 di loro a distanza di 76 anni sono ancora ignoti) e il numero delle vittime bisognerà aspettare tre mesi, dopo la liberazione di Roma, quando si andrà a scavare in quelle cave di tufo abbandonate.

Via Rasella è una strada quasi al centro del triangolo compreso fra Piazza Barberini, il Quirinale e Piazza Poli.

Piazza Poli, appunto, il tufo, il numero 4 che risuona ossessivamente… Coincidenze? Il destino? Chissà! Resta il fatto che a Via Rasella trovarono una morte orribile i nostri concittadini Fulvio Mastrangeli, Antonio Prosperi, Angelo e Umberto Pignotti. Al loro sacrificio incolpevole, l’Amministrazione e i cittadini hanno reso omaggio con la deposizione di 4 grandi mazzi di fiori.

“Il Comune di Poli  – sottolinea il Sindaco Federico Mariani – volle subito ricordarli dedicando loro la via principale del paese, Via dei Quattro Martiri, proprio in ragione del fatto che la nostra comunità fonda le sue radici nei valori della democrazia, della libertà e della solidarietà; e una lapide, apposta con grande partecipazione di popolo, nella quale in bassorilievo sono raffigurati il momento della cattura e quello dell’uccisione. Inoltre, abbiamo sottoposto alla Presidenza della Repubblica la richiesta per un giusto riconoscimento. Un gesto, di forte valenza simbolica, perché i nostri Martiri, la cui la vita è stata barbaramente strappata, possano godere di un attestato di merito rilasciato proprio dalla Sua massima Autorità, garante di quei principi, di quelle libertà e di quei diritti violentemente calpestati nella primavera del 1944. Un riconoscimento speciale va a Massimo Prasca, un concittadino e uno studioso, ma soprattutto un caro amico, che ha dedicato a quel massacro, in cui trovarono la morte dei suoi cari parenti, anni di studio e di ricerche perché il ricordo di quegli eventi terribili non vada sprecato. Tutti siamo impregnati di una memoria che avvolge le nostre esistenze perché “la vita, come scrive Gabriel García Márquez, non è quella vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla”.  

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