
Covid 19, domani l’autopsia sul del giovane originario di Cave: caccia ai contatti
La nota ufficiale dell’Asl: ecco la ricostruzione
“L’analisi epidemiologica conferma che il giovane di 34 anni deceduto presso il Policlinico di Tor Vergata si e’ recato dal 6 all’8 marzo a Barcellona assieme con altri amici che sono stati posti in isolamento fiduciario. Il 9 marzo e’ tornato in servizio presso il call center e martedi’ 10 con il comparire dei primi sintomi si e’ auto isolato.
Mercoledi’ 11 marzo inizia a sentirsi poco bene e lunedi’ 16, dopo un consulto con il proprio medico di medicina generale, veniva ricoverato con il 118 presso il Policlinico di Tor Vergata dove veniva portato in terapia intensiva. Il 22 marzo e’ deceduto. Sono stati contattati i compagni di viaggio per l’isolamento fiduciario ed e’ scattato il contact tracing per i contatti stretti”. Lo comunica in una nota l’Unita’ di Crisi COVID-19 della Regione Lazio. “Da notizie acquisite dalla direttrice del call center la stessa conferma che l’ultimo giorno lavorativo e’ stato il 9 marzo, che la societa’ aveva adottato le misure per il contenimento del COVID-19 e che sono stati individuati i possibili contatti stretti, avvisati e posti in isolamento”, si legge. “La Asl ha comunque richiesto di fornire tutti gli elenchi degli isolati per contattarli e verificare il loro stato di salute.
Circa le cause del decesso – conclude la nota – domani verra’ effettuato l’esame autoptico presso l’Istituto nazionale di malattie infettive Lazzaro Spallanzani”.
LA DENUNCIA DEI COBAS
“In relazione alla morte del giovane collega del call center YOU CENTER ITALIA srl, del Gruppo Distribuzione con sede in via Faustiniana, i Cobas denunciano che l’azienda contrariamente a quanto affermato a mezzo stampa sapeva del contagio contratto ma ha agito con colpevole negligenza per non intaccare non solo la sua immagine ma anche i livelli di produttivita’”. E’ quanto si legge in una nota Cobas.
Secondo Alessandro Pullara dei COBAS settore TLC, “il primo intervento per l’applicazione delle norme di sicurezza previste dai DPCM governativi sono avvenute a partire dal 9 Marzo e solo dopo che alcuni lavoratori hanno chiesto l’intervento delle forze dell’ordine per pretenderne la sacrosanta l’applicazione”.
E’ solo a quel punto, proseguono i COBAS, che sono cominciati ad apparire i primi allert, ma sono state le forze dell’ordine a pretendere la disposizione a scacchiera per il rispetto delle distanze ad esempio.
“Il collega deceduto, ai cui familiari e amici vanno le condoglianze dei COBAS- si legge ancora- e’ rientrato al lavoro prima di accusare i sintomi evidenti del contagio. A quel punto l’Azienda avrebbe dovuto attuare, secondo i COBAS tutti i protocolli di sicurezza, compresa la chiusura dei reparti dove era impiegato il team leader e l’invito alla quarantena per tutto il personale venuto a contatto con lui”.
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