
Cure a casa, è braccio di ferro in tribunale tra Regione e medici di base
Cosa prevede l’ipotesi e cosa sta succedendo
È battaglia legale sull’ipotesi di utilizzare i medici di famiglia per le cure da Covid a casa. Per il Tar “l’affidamento ai medici di medicina generale del compito di assistenza domiciliare ai malati Covid risulta in contrasto” con i decreti legge varati nello scorso marzo, nella ‘fase 1’ di emergenza sanitaria. Lo scrive la terza sezione quater del Tar del Lazio, in una sentenza depositata oggi accogliendo il ricorso presentato dal Sindacato medici Italiani contro alcuni provvedimenti della Regione Lazio.
“Proporremo ricorso urgente al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar del Lazio che e’ in contraddizione con le funzioni che il nuovo ACN assegna ai medici di medicina generale (MMG), tant’e’ che di recente e’ stato siglato l’accordo nazionale, non dalla sigla che ha proposto il ricorso, per permettere loro di eseguire i tamponi rapidi, dove necessario anche a domicilio. La sentenza del Tar, che rispettiamo, non tiene conto di un quadro di forte evoluzione del ruolo dei medici di medicina generale nel contrasto alla pandemia ed arriva dopo 8 mesi dalle modalita’ organizzative messe in atto che finora hanno consentito di essere nella cosiddetta zona ‘gialla’.

Nel Lazio vi sono oltre 60mila persone in isolamento domiciliare ed e’ tecnicamente impossibile gestirle unicamente con le USCA-R. E’ innanzitutto compito della medicina territoriale farsi carico, con i dovuti mezzi di protezione e la dovuta formazione, di questi pazienti che molte volte non sono affetti unicamente da COVID, ma anche da altre patologie croniche. Pertanto l’assunto del Tar per cui gli MMG dovrebbero occuparsi soltanto dell’assistenza ordinaria domiciliare (non COVID) e’ tecnicamente impossibile in una visione olistica del paziente, vorrebbe dire che un anziano, iperteso, diabetico e con il COVID puo’ avere un’assistenza domiciliare dell’MMG solo per le patologie croniche anziche’ per l’intero quadro clinico.
Proprio in questi giorni, attraverso il Commissario nazionale per l’emergenza, si stanno distribuendo a tutti i medici i kit per i tamponi rapidi antigenici, da fare nei loro studi, o presso locali messi a disposizione dalle Asl e dei Comuni e li’ dove necessario anche a domicilio ed e’ per questo che la Regione Lazio ha disciplinato su base volontaria e nell’ambito delle prerogative attribuite dalla legge questa modalita’. Ora c’e’ un rischio di un danno grave e irreparabile alla rete dell’assistenza territoriale nel contrasto alla pandemia ed e’ per questo che proponiamo ricorso urgente al Consiglio di Stato per la sospensiva della sentenza del Tar”. Lo comunica l’Unita’ di Crisi COVID-19 della Regione Lazio.
