Dante e quei versi su Palestrina nella Divina Commedia – “La rubrica di Lorella”
Oggi, 25 marzo, è la giornata Nazionale dedicata al grande Dante Alighieri che, nella Divina Commedia, nel XXVII canto dell’Inferno, nomina la nostra cittadina.
E' poi ridisse: ``Tuo cuor non sospetti; finor t'assolvo, e tu m'insegna fare sì come Penestrino in terra getti. Lo ciel poss' io serrare e diserrare, come tu sai; però son due le chiavi che 'l mio antecessor non ebbe care``.
Egli mi disse: “Il tuo cuore non abbia timore: io ti assolvo fin d’ora, purché tu mi mostri come devo fare per abbattere la rocca di Palestrina. Io posso chiudere e aprire il cielo (condannare e assolvere), come ben sai; infatti due sono le chiavi che il mio predecessore (Celestino V) non ebbe care”.
Il sagace condottiero Guido da Montefeltro, stando tra i consiglieri fraudolenti, racconta a Dante A. la distruzione di Palestrina per opera di Papa Bonifacio VIII. Secondo l’illustre poeta, il Papa in questione, chiese consiglio al sagace condottiero Guido da Montefeltro, per distruggere Palestrina. Il condottiero, sicuro dell’assoluzione promessagli dal Papa se l’avesse assistito, fornì indicazioni per radere al suolo Palestrina, feudo dei Colonna. Guido da Montefeltro però, resterà dannato in eterno, tra i consiglieri fraudolenti, per l’invalidità dell’ assoluzione papale precedente al peccato, alla quale non seguì alcun pentimento. Il sagace condottiero accusò perfino il Papa di averlo indotto al peccato.