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Dopo Salvini, ecco Zingaretti: così a Palestrina si scontrano due visioni della politica

La campagna elettorale del 2019 a Palestrina sarà ricordata anzitutto per la venuta dei due principali capi di partito a livello nazionale, un fatto eccezionale mai accaduto nella storia del Comune. Volendo fare un parallelismo con il voto di 10 anni fa, è come se Berlusconi e Veltroni si fossero spesi in prima persona per Rodolfo Lena e Agostino Galdi.

Certo, sono cambiati i tempi, le persone e anche le circostanze. Oggi la Lega, fino a qualche anno fa un alieno da Roma “ladrona” in giù, vuole mettere le radici nella Capitale, dove vuole giocarsi la sua partita “in casa” con i 5 Stelle. Oggi è diverso anche il centrosinistra, con un Pd che cambia pelle e identità verso una nuova direttrice riformista del suo neo segretario. E oggi, a sorpresa, anche una città di “appena” 25mila abitanti diventa terreno di battaglia (in senso buono) politica, una cosa impensabile fino a qualche anno fa. E così dopo Matteo Salvini, arrivato a Palestrina nel giorno della festa dei lavoratori, ieri 9 maggio è stato il turno di Nicola Zingaretti. Il “Capitano” ha voluto con sé la folla delle grandi occasioni, con tanto di manifestazioni di piazza e popolo dei selfie al seguito (senza offesa per nessuno naturalmente). Per l’attuale presidente della Regione Lazio ieri sera invece una semplice “birretta” con gli amici in un noto locale del centro, in un’atmosfera quasi famigliare, dove ad attenderlo c’erano decine di sostenitori e amici.

Questione di “grandi” strategie di comunicazione per alcuni, altri invece potrebbero obiettare il legame diverso con il territorio dei due protagonisti. Nel suo discorso in piazza Salvini ha elencato le cose fatte dal Governo bipolare in carica, tra assistenzialismo e liberismo puro. Dal suo tavolo del pub Zingaretti ha risposto sottolineando le contraddizioni della nuova manovra economica dove si scoprono giorno dopo giorno “pesanti tagli ai servizi del territorio”.

«Se non vogliamo lasciare questo paese in mano a chi continua a fare dei proclami che non hanno alcun riscontro nella realtà, a partire proprio dal bilancio statale, dovremo combattere fino in fondo – ha detto Zingaretti. Questa è una battaglia che non si vince da Vespa o da Floris, ma per le strade. Io sono ottimista perché dalla Valle D’Aosta alla Sicilia c’è un’attenzione nuova verso la nostra agenda. Noi, ad esempio, non crediamo nella flat tax che dice che uno straricco debba pagare le stesse tasse di un operaio. Lunedì – aggiunge il presidente – presenteremo una proposta che, se è vero che ci sono questi 13 miliardi a disposizione, punti ad abbassare le tasse sul lavoro per alzare gli stipendi degli italiani. Combatteremo sempre con delle proposte valide per il futuro del nostro Paese e non con semplici proclami. Palestrina – ha concluso Zingaretti – rappresenta un esempio di buon governo sul territorio, conosco bene questa comunità e la sua storia e sono sicuro che i cittadini voteranno per la scelta più credibile e vera».

Nicola e Matteo (ci perdoneranno il livello ormai confidenziale) hanno lasciato entrambi Palestrina portando con loro le fragole e i giglietti, due prodotti simbolo del territorio. Porteranno il bellissimo ricordo di una città dove sta per iniziare una nuova avventura. Quanto peserà la loro partecipazione a questa campagna elettorale è difficile dirlo, ma la sensazione che abbiamo è che la politica nazionale in questo momento abbia poco a che fare con il governo locale. Per un attimo allora ci mettiamo da parte lasciando la parola ai veri protagonisti di questa competizione, augurando a tutti una buona e sana campagna elettorale.

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