
Genazzano, è morto Giuseppe Bentivoglio: il paroliere di Fabrizio De Andre’
di Carmine Seta
Aveva scelto di vivere in provincia per “l’aria buona, la bellezza del borgo e il senso di comunità”. Così qualche giorno fa Giuseppe Bentivoglio raccontava ad alcuni cittadini di La Cona, quartiere di Genazzano dove risiedeva, la sua decisione di lasciare una grande città come Roma.

Sapeva, probabilmente, che erano gli ultimi giorni della sua vita.
Aveva rifiutato di andare in ospedale per accertamenti. Da qualche tempo soffriva di problemi di deambulazione e respirazione. Un’emorragia interna lo ha portato via da questo mondo lo scorso 6 luglio.
Aveva 80 anni, compiuti il 21 maggio di quest’anno.
Negli ultimi tempi frequentava pochissime persone. A Palestrina coltivava ancora la sua passione per i libri, la cultura e il giornalismo. Quando rientrava a Genazzano di pomeriggio amava fare lunghe passeggiate e leggere.
Non era sposato e non aveva figli, ma ha vissuto tante avventure, soprattutto in gioventù e in compagnia del suo inseparabile amico Fabrizio De Andre.
Con lui ha condiviso anche la scrittura dei testi per alcuni tra gli album più celebri: è infatti già coautore, nel 1968, de La ballata degli impiccati (da Tutti morimmo a stento), quindi di tutti i brani di Non al denaro non all’amore né al cielo e di Storia di un impiegato come ad esempio nei brani Canzone del maggio, Canzone del padre, Il bombarolo, Un giudice e Verranno a chiederti del nostro amore.
Poi una rottura, i cui motivi sono tuttora sconosciuti, ha separato per sempre Bentivoglio e De Andre.
Questa mattina alla commemorazione presso il cimitero di Genazzano era presente anche Dori Ghezzi, compagna di una vita di Fabrizio De Andre, con cui Giuseppe Bentivoglio aveva continuato ad avere contatti, anche recenti.
In una intervista al Corriere della Sera Cristiano De Andre lo ricordava così.
Ricordo le chiacchierate infinite tra mio padre e Giuseppe Bentivoglio. Giravano per la casa incazzati neri, ce l’avevano contro tutto ciò che succedeva in quel periodo storico. Guardavano i telegiornali, discutevano per ore. Io ero piccolo, avrò avuto dieci o undici anni. Li ascoltavo e assorbivo tutto, senza capire. Ogni tanto passava Nicola Piovani. Rispetto a loro sembrava un lord: arrivava, ascoltava i testi, si appuntava alcune informazioni».
Sono le uniche testimonianze di un’amicizia intensa e bella. Giuseppe Bentivoglio non parlava mai con nessuno del suo passato: ha deciso di portare con se’ tutti i ricordi.
“Mancherà a tutti, era una persona dolce e colta. Genazzano oggi ha perso un grande personaggio”. Così la sua cara amica Mirella lo ricorda per l’ultima volta con un pizzico di commozione.