Genazzano, torna il palio di Brancaleone. Tra storia e tradizioni
Domenica torna il grande appuntamento del Palio di Brancaleone, una delle rievocazioni più antiche che contraddistinguono la storia e l’identità del territorio dei Monti Prenestini. L’appuntamento è alle ore 15 presso il Castello Colonna dove è atteso il raduno di tutti i partecipanti.
Alle ore 16 partirà il corteo in abiti rinascimentali accompagnato da giocolieri, tamburini, sbandieratori e mangiafuoco. Si sfilerà fino al Ninfeo, commissionato da Pompeo Colonna al grande architetto Donato Bramante come oasi di pace, dove godere dei piaceri della vita. Qui Pompeo Colonna prima e Marcantonio poi invitavano gli amici umanisti a declamate i loro versi.
Il palio farà rivivere parte di questo spaccato della storia di Genazzano dove l’Umanesimo e il Rinascimento furono i grandi protagonisti.
Tra i momenti più attesi il Certame Cavalleresco, con armi, cavalieri e regole cavalleresche, in un combattimento tra tredici cavalieri italiani e tredici cavalieri francesi in armature d’epoca con spade, lance ed elmi ornati di penne multicolorate, che si scontrano in piazza G.E. D’Amico al centro storico del paese.
Il palio
La Gara dell’anello: un emozionante spettacolo di abilità a diretto contatto con il pubblico, con cavalli e cavalieri che si sfidano a punteggio contendendosi una serie di tre anelli da infilare nel cinquecentesco portale di “Porta Romana” all’ingresso del paese.
– Gara del tiro alla fune
– Gara del tiro con l’arco
– Gara degli gnocchi
Tutte le gare sono finalizzate all’affermazione del rione per la conquista del Palio.
Enogastronomia
La tavola genazzanese cinquecentesca, collocazione storica del “Palio di Brancaleone”, rispecchia la civiltà contadina ed il mondo della gente preneste che si nutriva con i prodotti “poveri della terra, di animali domestici e selvatici”, essa solleticherà i vostri gusti e vi farà riscoprire antichi sapori.
Un’attenta selezione di prodotti tipici che hanno radici lontane nel tempo: olio, vino, conserve, dolci, taralli, legumi, biscotti, altro ancora. Oltre ai prodotti confezionati, ricette e piatti delle tradizioni culinarie della nostra terra, caratterizzati da qualità e ricercatezza, potranno essere gustati nella cena del Papa e dei cavalieri allestite all’interno del Castello Colonna e nelle Locande del Centro Storico.
Chi era Brancaleone
Giovanni Brancalone è detto da tutti gli storici e cronisti, Bracalone; soltanto dal Passaro e dal Summonte vi eri nominato Brancaleone. Il Gregorovius nella Storia della città di Roma dice che Giovanni Bracalone di « Genazzano » era vassallo dei colonnesi, e riferisce un’iscrizione che si legge nella chiesa di S. Pantaleone, comunemente detta S. Pantaleo, in Roma. Ma il Faraglia rivendica al Melchiorri la priorità della pubblicazione di essa.
Brancaleone, ossia Giovanni De Carlonibus Bracalone di Genazzano fu uno dei tredici cavalieri italiani che nel 1503 affrontarono in combattimento altrettanti cavalieri francesi per l’onore della patria italiana.
Lo troviamo al seguito di Pompeo Colonna quando questi, alla morte di Alessandro VI, venne incaricato dal nuovo pontefice di rimpossessarvi delle terre che il Valentino aveva sottratto alla famiglia Colonna.
Giovanni Bracalone fu anch’egli nella battaglia di Ravenna, militando con Mariano Abignente nella compagnia di Prospero Colonna.
Il Giovio lo ricorda inoltre nella Vita di Pompeo Colonna.. quando questi lasciate le armi e già iniziato nel sacerdozio era per venire a battaglia con un cavaliere spagnolo; il Bracalone tolse su sé di combattere, non essendo in armonia con lo spirito cristiano impugnarsi le armi da chi era rivestito di ordini sacerdotali.
Ma lo Spagnolo, respingendo il Bracalone, insultò Pompeo con libelli e mandò un banditore a pubblicare che s’era rifiutato di combattere. Il banditore fu ammazzato dai colonnesi, onde seguirono piati, che possono leggersi in Giovio nella Vita del Cardinale, ecc., p. 304, voI. II, 1567.
Fin qui il Faraglia nell’ Ettore ecc. pag.215, dove inserisce vari documenti. Nella Disfida di Barletta poi a pag. 70 racconta come nel 1515 il signor Prospero si trovasse contro i Francesi a piedi delle Alpi ed avesse posto gli alloggiamenti a Villafranca.
La guardia del castello era affidata a Cesare Fieramosca, fratello di Ettore. Un giorno che il Colonna aveva ordinato ai suoi di tenersi pronti alla partenza, mentre i soldati andavano attorno per radunare armi e masserizie, mille cavalli francesi, dei migliori, condotti dai signori de la Palisse, D’ Aubigny e di Bayard, vennero di gran corsa sotto le mura, e veduto ch’esse erano sguarnite di uomini, trovata la porta aperta, entrarono in Villafranca con grande impeto.
Gli uomini d’arme sorpresi non ebbero manco il tempo di prendere le armi; solo Giovanni Bracalone, il quale in quella guerra militava come capitano degli arcieri, tentò di fare resistenza, ma invano, perché i Francesi oppressero i suoi con l’ impeto dei cavalli e con le lance, ed egli, ferito fu fatto prigioniero. Giovanni Bracalone morì nel 1525 a Genazzano, e fu sepolto nella Chiesa di San Nicola dove una lapide sul pavimento lo ricorda.