
Gianluca Gasbarri, i dubbi e le speranze di un giovane fotografo della provincia di Roma
Guardare la realtà di oggi con gli occhi di un fotografo. Presente e futuro di un creativo originario di Castel San Pietro Romano
La vita in lockdown per un fotografo equivale a una vera prigione. È un occhio che si chiude, uno sguardo distolto, la creatività che si spegne. Eppure Gianluca Gasbarri, fotografo originario di Castel San Pietro Romano, dalla sua stanza del Pigneto è riuscito a rivolgere lo sguardo altrove, al di là delle chiusure e limitazioni fisiche, oltre anche l’immaginazione. Lo abbiamo incontrato virtualmente su whatsapp per scoprire quali sono le paure e le speranze di questo giovane artista dell’immagine.
Come ha influenzato il tuo lavoro da fotografo il Lockdown?
La prima settimana di quarantena mi sono dedicato alla consegna degli ultimi lavori pre lockdown. Per ora nessuna commissione all’orizzonte. La chiusura totale del mondo esterno è un ostacolo a tutti i settori lavorativi, compreso quello dei creativi.
E tu stai cercando di superare queste limitazioni, almeno con la mente?
Continuo a vivere con la macchina fotografica in mano perchè abituato così fin da bambino. Le uniche occasioni di uscita all’esterno per necessità le vivo come un’evasione dal mio piccolo mondo, un’occasione per documentare la realtà ma anche andare al di là di essa. Io credo che una foto sia bella quando è in grado di parlare da sola, senza alcuna spiegazione.
Stai parlando come un fotogiornalista…
In effetti è una delle mie passioni. Prima del lockdown stavo frequentando un corso di fotogiornalismo che poi si è interrotto. Vorrei ricominciare da lì.
Sei originario di Castel San Pietro Romano, la patria di Adolfo Porry Pastorel e del fotogiornalismo. Cosa pensi di questo personaggio?
Ho letto il suo libro. A Castel San Pietro lo abbiamo sempre considerato nella sua veste di sindaco e personaggio pubblico, ma la sua innovazione nel campo del fotogiornalismo mi affascina. Di sicuro voglio continuare a studiare e indagare sulla sua personalità.
Castel San Pietro vanta i panorami forse più belli della provincia. Tu che ricordi hai?
Conosco ogni suo angolo, fotograficamente sono cresciuto lì. La mia passione è stata alimentata anche dalla bellezza di quei luoghi.
E poi il salto a Roma. Come è cambiata ieri e oggi la Capitale?
Vivo al Pigneto che è uno dei quartieri più in movimento della Capitale, la zona degli artisti e della creatività. Vivere qui è molto stimolante e forse qui è il posto dove si nota di più il cambiamento di questi giorni. Vederla oggi spenta, senza tavolini all’aperto, le attività chiuse, è davvero incredibile, sembra un incubo a occhi aperti.
Quale sarà la prima cosa che vorrai fare quando tutto questo sarà finito?
Voglio dedicarmi al fotogiornalismo. Attualmente ho pronti in archivio vari progetti personali: uno sugli acquedotti Romani, tutti passanti per Gallicano nel Lazio, e un altro riguardante il Gioco d’Azzardo e la ludopatia. Esplorando i luoghi del gioco, ho immortalato la paura, l’adrenalina e la speranza. La mia professione mi porta spesso a seguire i grandi eventi, ma ciò che desidero è ripartire dai volti e dalle emozioni delle persone che, più di ogni altra cosa, raccontano la forma del cambiamento.
Per saperne di più su Gianluca Gasbarri, visita il suo sito QUI
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