
I 360 anni di Francesco de Ficoroni: Labico celebra il suo illustre concittadino
Qest’anno ricorre il 360° anniversario della nascita di Francesco de Ficoroni “Principe degli antiquari”. Nato a Lugnano, l’odierna Labico, il 4 ottobre 1662, come risulta dagli Atti dei battesimi della chiesa di S. Andrea, anche se in tutte le fonti la data convenzionale è indicata nel 1664. Per l’occasione il Comune di Labico organizza per il prossimo 19 novembre ore 16.00 una conferenza presso Palazzo Conti per ricordare la sua figura e il suo operato.
Contestualmente avremo il piacere di conferire al prof. emerito dell'Università di Melbourne Ronald T. Ridley la cittadinanza onoraria del nostro Comune per l'attività di studio e ricerca condotta, per la prima volta in forma completa e approfondita, sulla figura del Ficoroni - spiegano l’assessora alla Cultura Tina Miele e il sindaco Danilo Giovannoli -. Ringraziamo l'Ass.ne Castello di Lugnano per il supporto fornito alla realizzazione dell'evento.
LA FIGURA DI FICORONI
A Ficoroni fu dato l’appellativo di “principe degli antiquari” per la sua ricca collezione di antichità. Collezionista e studioso, infatti, Ficoroni dedicò gran parte della sua vita allo studio delle antichità romane ed etrusche e alla raccolta di un’imponente collezione – per la quale gli fu dato l’appellativo formata da oggetti antichi di piccole dimensioni quali ciste, specchi incisi, monete, piombi, bulle che subito dopo la sua morte andò dispersa. Fu socio dell’Accademia Reale di Parigi e di Londra e dell’Accademia Peloritana di Messina e in Roma fondò la Colonia Esquilina degli Inculti.
Scrisse molte opere scientifiche importanti per lo studio delle antichità della sua collezione: “Le Bolle d’oro”, 1732; “Dei tali ed altri strumenti lusori degli antichi”, 1734; “Le maschere sceniche c le figure comiche degli antichi romani”, 1736; “I piombi antichi”, 1740. Per quanto riguarda la topografia romana e della sua città natale scrisse “Le vestigia e le rarità di Roma ricercate e spiegate”, 1744 e “Le memorie ritrovate nel territorio della prima e seconda Labico”, 1745.
Il suo nome è rimasto legato al pezzo più bello della sua collezione, la cista bronzea che da lui prese il nome.
La Cista Ficoroni, nonostante le ricche offerte dell’inglese Frederic, fu da lui donata al Museo Kircheriano del Collegio Romano e da qui in seguito (1914) passò al Museo nazionale di Villa Giulia, dove si trova ancora oggi. Ficoroni la comprò da due operai che la scoprirono a Palestrina nel 1738 insieme ad uno specchio. É la prima cista ritrovata nella necropoli della Colombella ed è la più bella e la più grande delle ciste di forma cilindrica (altezza 74 cm. c diametro 35).
Come si apprende dall’iscrizione incisa sulla base del manico che sormonta il coperchio, si tratta di un’opera eseguita a Roma da Novios Plautios, commissionata da una certa Dindia Macolnia per donarla alla propria figliola: Dindia Macolnia Filca Dedit / Novios Plautios Med Romai Fecid. Il manico della cista, applicato sul coperchio, è costituito dal gruppo di Dioniso appoggiato a due satiri. Sul corpo cilindrico è raffigurato il mito di Amico, e in particolare la scena della punizione di Amykos, re dei Bebrici, che appare legato ad un’albero di alloro, da parte di Polluce.
Il centro della composizione è occupato dalla figura di Atena che regge una lunga lancia. Intorno a lei si dispone il gruppo di Amico e dei due Dioscuri; ai due lati sono raffigurati gli Argonauti, la nave della spedizione, la fontana – causa del pugilato di Polluce col re dei Bebrici – presso la quale siede un corpulento sileno. La scena è ambientata in un paesaggio roccioso. Gli studiosi l’hanno datata alla fine del IV secolo a.C.
Francesco Ficoroni moriva a Roma il 1° febbraio 1747.