Un viaggio continuo alla ricerca delle radici di una terra, dei suoi valori e delle sue intime connessioni.

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La Cista Prenestina torna a casa

La “Cista Prenestina” torna a casa dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli al Museo Archeologico di Palestrina.

Cento opere custodite nei depositi di 14 tra i musei più importanti d’Italia, dalle Gallerie nazionali Barberini Corsini alle Gallerie degli Uffizi, dal Museo di Capodimonte alla Pinacoteca di Brera, dalla Galleria Borghese al Museo archeologico nazionale di Ferrara, dal Museo archeologico di Napoli al Museo nazionale di Matera, tornano finalmente nelle sale dei musei e ritrovano visibilità nei territori di provenienza per i quali erano state concepite.

A Palestrina

Punto di partenza del progetto è stata la banca dati, elaborata dalla Direzione generale Musei, composta da 3.652 opere provenienti dai depositi di oltre 90 musei statali. La selezione delle opere e dei luoghi della cultura, curata dalla DG Musei insieme alle direttrici e ai direttori dei musei, ha tenuto conto anche di valutazioni e richieste provenienti dalle realtà periferiche.

“100 opere rientra pienamente nella filosofia della Direzione generale Musei che da sempre punta alla valorizzazione dei depositi perché lo straordinario patrimonio custodito sia restituito al pubblico – sottolinea il Direttore generale Musei Massimo Osanna. L’iniziativa è una delle tante promosse per rafforzare la rete dei musei italiani, secondo quanto previsto dal Sistema museale nazionale.

La scelta delle opere è avvenuta in base a tre criteri:

  • opere provenienti da chiese o palazzi situati in altri territori e nel tempo confluite nei principali musei italiani ovvero dipinti o sculture che in questo modo compiono un “ritorno a casa” nei luoghi per i quali sono stati realizzati;
  • opere che integrano le collezioni del museo destinatario;
  • opere che, inserite nelle collezioni di destinazione, danno vita ad accostamenti interessanti e favoriscono l’apertura dei musei verso nuovi pubblici.

Contestualmente, grazie all’iniziativa, numerose opere sono state restaurate e alcuni spazi museali sono stati ripensati per accoglierle.

“Questo progetto – dichiara il Ministro della Cultura Dario Franceschini – restituisce nuova vita a opere d’arte di fatto poco visibili, di artisti più o meno conosciuti, e promuove i musei più piccoli, periferici e meno frequentati. Solo una parte delle opere dei musei statali è attualmente esposta: il resto è custodito nei depositi, da cui proviene la totalità dei dipinti e dei reperti coinvolti in questa iniziativa. Queste cento opere sono soltanto le prime di un progetto a lungo termine che mira a valorizzare l’immenso patrimonio culturale di proprietà dello Stato”.

“100 opere tornano a casa” prevede la collaborazione con la Rai che, attraverso Rai Doc, realizzerà un nuovo format, composto da un documentario breve e una serie di tredici episodi in presa diretta che saranno trasmessi dalle reti generaliste.100 opere tornano a casa.

LA CISTA PRENESTINA

Con la definizione di “cista prenestina” si intende riferirsi con il primo termine a una “cesta”, “scatola”, con il secondo al luogo di produzione, l’antica città laziale di Praeneste, oggi Palestrina, dove tra il IV e III secolo a.C. fiorì la fabbricazione di questi preziosi manufatti.  

Legati alla sfera femminile, questi contenitori venivano utilizzati per riporre gioielli e prodotti di bellezza. Suppellettili pregiate caratteristiche delle élites, le ciste accompagnavano le donne di rango anche nell’aldilà; la maggior parte di quelle a noi giunte proviene infatti da corredi funerari.  

Incisa sull’oggetto compare una scena che ritrae una figura femminile nuda, in piedi, accanto ad una fontana dalla quale sta sgorgando dell’acqua, ed intenta nella toilette. Sopra la fontana è appoggiata una cista, lo stesso oggetto che fa da supporto alla raffigurazione. Il tema della donna alla fontana, già molto diffuso sulle ceramiche greche, ricorre spesso su queste preziose suppellettili come allusione sia al bagno rituale della sposa, che, rappresentata nuda, manifesta tutto il suo potere seduttivo e la sua cháris (grazia), sia ai pericoli suscitati dalla scoperta della sessualità e dall’incontro casuale con l’uomo nello spazio aperto della fontana. 

IV-III secolo a.C. 

Esposto nella Sezione Etrusca.

BibliografiaIl mondo degli Etruschi. Guida alla sezione etrusca, Milano 2011; G. Paolucci, A. Provenzali (a cura di), Il viaggio della Chimera. Gli Etruschi a Milano tra archeologia e collezionismo, Milano 2018.