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La Villa di Massenzio, il grande tesoro nascosto di San Cesareo

a cura della redazione

 

È uno dei tesori nascosti del territorio prenestino, una scoperta che ha riscritto la storia di San Cesareo, terra degli imperatori romani.

Stiamo parlando della Villa di Massenzio, rivenuta nei pressi del moderno complesso di Colle La Noce (vicino l’autostrada) a seguito di una serie di campagne di scavo archeologico preliminari alla costruzione di un piano integrato.

Il complesso archeologico, già segnalato in un manoscritto del XVII secolo (Carone 1637) e successivamente oggetto di scavi ottocenteschi promossi dai principi Rospigliosi di Zagarolo, è stato indagato per un’estensione di circa 2,5 ha.

I tesori

Dei settori residenziali della villa si sono rinvenuti una decina di ambienti disposti simmetricamente intorno ad uno spazio aperto porticato su almeno tre lati (Recco 2011). Le strutture sono realizzate in opera reticolata di selce con ricorsi di cubilia in tufo ed erano dotate di una ricca decorazione parietale; le pavimentazioni rinvenute constano di mosaici a motivi geometrici e policromi.

Spicca anche per l’uso di tessere in pasta vitrea e la presenza di sovradipinture, un ampio tappeto con motivi vegetali e cornice a meandro, mentre alcuni ambienti erano invece pavimentati in opus sectile.

 

Il centro termale

La continuazione degli scavi ha portato alla scoperta di un grande quartiere termale alimentato da una cisterna monumentale di ben 500 mq (foto coperetina), riferibile ad un’importante fase di ampliamento tardo imperiale del complesso, costruito in aderenza alla villa ma distinto da essa, e caratterizzata da murature in opera vittata e listata conservate in ampi settori per oltre due metri in elevato (Recco 2012; De’Spagnolis 2012a).

La grande cisterna, che alimentava le terme tramite fistulae plumbee bollate, è caratterizzata dalla scansione a nicchie semicircolari delle pareti esterne che richiama un modello architettonico-scenografico diffuso nelle grandi ville, imperiali o comunque di altissimo livello, dalla media età imperiale (ad es. la villa di Adriano a Palestrina).

Il complesso è stato messo in relazione (De’Spagnolis 2012b) con la villa imperiale esistente nel territorio di Labici, ove Massenzio avrebbe ricevuto notizia della elevazione alla dignità imperiale nel settembre del 306 d.C..

 

L’antica Ad Statuas

Il rinvenimento all’inizio del XVIII secolo di due dediche a Massenzio e alla moglie Valeria Massimilla da parte del loro figlio Romolo nei terreni fra la Villetta Rospigliosi e il fortilizio medievale detto Torre di Mezza Selva o delle Marmore (cioè dei marmi) (CIL XIV 2825-6), rende probabile che la residenza imperiale si trovasse piuttosto in quell’area che in quella dei nuovi rinvenimenti, che andranno eventualmente riferiti alla località di ad Statuas, posta al XVIII miglio della via Labicana dalla Tabula Peutingeriana, come mostra il confronto calzante con le terme della mansio di Baccano sulla via Cassia (Gazzetti 1991), sebbene nulla escluda che la villa di origine alto-imperiale individuata nel 2010 verso via della Resistenza fosse integrata nella vicina residenza, che doveva essere strutturata, sul modello delle ville della media età imperiale, come organismo policentrico dotato di più padiglioni.

L’espansione del complesso per mezzo dell’inserimento di un grande settore termale ad evidente carattere pubblico, unitamente alla sua adiacenza alla via Labicana,  sembrerebbe in ogni caso avvalorare l’identificazione del sito con la possibile stazione del cursus publicus di ad Statuas, la quale deriverebbe la denominazione dagli ornamenti della vicina villa imperiale.

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