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Lello Lulli e Antonio Andreani: le prime vittime della marcia su Roma furono di Palestrina e Genazzano

Il 28/10/1922 a Genazzano una squadra fascista uccise Antonio Andreani, prima vittima ufficiale della marcia su Roma.

Antonio Andreani aveva rifiutato di cedere il suo fucile ad una squadra fascista che si stava  recando a Roma per la marcia.

a Olevano

Nella colluttazione per il fucile partì un colpo, uno dei fascisti venne ferito a morte, si chiamava Lello Lulli, camerata di Palestrina.

A seguito di tale incidente non tardò la rappresaglia fascista per Antonio Andreani, che aspettò i fascisti nella sua cantina.

Questi non tardarono ad arrivare, lo picchiarono fino ad ucciderlo, davanti alla nuora incinta, Cecilia D’Attilia, che venne costretta dai fascisti a guardare tale scempio e poi a passare sopra il cadavere del suocero.

Il corpo di Antonio Andreani venne lasciato esposto dai fascisti per tre giorni.

E’ iniziata così la marcia che avrebbe portato Mussolini ed il fascismo al potere per i successivi venti anni.

L’anno successivo sempre per mano dei fascisti viene assassinato Antonio Gionne, dopo l’ 8 settembre del 1943 molti degli iscritti al Partito Comunista cercheranno di dar vita ad un vera e propria resistenza, ma inizialmente il numero esiguo e il frazionamento dei gruppi non permise un’organizzazione che invece si realizzerà successivamente nel Gruppo di Azione di Genazzano che faceva capo a ‘Checchino’ Grillini di Cave. Il gruppo si muoverà con azioni di sabotaggio, ma mai in vere e proprie azioni di guerra, dimostrandosi però molto attivo e importante per il movimento resistente prenestino. A far parte di questo gruppo c’è Giuseppe Emilio D’Amico che di simpatie comuniste (nel ’21 si iscrisse al neonato partito di Gramsci) dopo l’8 settembre intensificò la propaganda antinazifascista, a Genazzano i nazisti avevano occupato l’Albergo, la Caserma e il Castello dove avevano posto i forni e le armi per fornire le truppe sulla linea di Cassino. D’Amico si scontrò anche con il suo datore di lavoro Virgilio Raganelli del Mulino omonimo e dopo questa lite fu costretto a rifugiarsi in clandestinità nelle campagne di Genazzano per essere infine catturato il 24 novembre del 1943 dalle S.S. e condotto a Regina Celi.

Il 24 marzo dell’anno dopo sarà ucciso nell’eccidio delle Fosse Ardeatine ed oggi la sua salma giace nella bara numero 319.
Nel convento di San Pio- gestito dai padri Agostiniani irlandesi, furono nascoste in gran segreto – per volere di Mussolini- varie opere d’arte provenienti da Palazzo Venezia, da Galleria Borghese, e da Galleria Spada oltre che dalla Camera dei Fasci e dall’Archivio dell’Africa Italiana per preservarle dai possibili bombardamenti alleati su Roma. In parte trafugate dai tedeschi in ritirata nel 1944.