Sarà per la confusione tra psicotropi e non, sarà per la recente bocciatura del referendum sulla cannabis, ma questo è uno dei temi più caldi e sentiti che dividono l'opinione pubblica e quella politica.
Ad oggi, infatti, aleggia ancora un po’ di confusione in merito alla legalità del cannabidiolo (o CBD), uno dei principali cannabinoidi della pianta di canapa.
Ciò che è certo è che al momento sempre più persone decidono di acquistare prodotti a base di cannabis legale presso Justbob, un cannabis shop italiano che pian piano si è convertito in un vero e proprio punto di riferimento.
Ma a questo punto c’è da chiedersi: qual è la situazione nel resto d’Europa?
Il seguente articolo si propone di fornire una panoramica generale che illustri la faccenda nel Bel Paese e non solo.
Il CBD è legale in Italia in Europa? Qui la risposta
Come vengono classificati i prodotti a base di cannabidiolo?
Per poter comprendere appieno lo status giuridico del CBD, è necessario fare un excursus su quella che è la situazione attuale. Infatti, oggi il cannabidiolo viene classificato in specifiche categorie, ognuna con la propria normativa e le proprie regole.
Da ogni categoria, si intende, si otterranno diversi prodotti finiti che potranno essere commerciati liberamente nell’Unione Europea.
Ma di quali categorie stiamo parlando?
In linea generale, queste sono le più comuni:
- prodotti cosmetici;
- liquidi elettronici per e-cig;
- prodotti alimentari e integratori;
- prodotti farmaceutici.
Logicamente, questa classificazione è particolarmente sintetica ma, come abbiamo anticipato, ognuna di esse – con tutte le sottocategorie del caso – sarà normata da precise regole.
Il che sembrerebbe essere abbastanza intuitivo: gli effetti dei prodotti a base di cannabis saranno diversi se assunti sotto forma di farmaco o di integratore, così come saranno ancora diversi quelli di un prodotto cosmetico applicato, per esempio, sulla pelle.
In altre parole, tutto dipende dalla destinazione finale.
Ma vediamo di approfondire meglio la questione.
Legalità del CBD: perché è importante parlare della fonte di estrazione del cannabidiolo
Abbiamo più volte detto che il CBD segue diverse norme in base alla sua destinazione finale.
A tal proposito, esso non potrà essere impiegato ovunque. Nonostante anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità abbia classificato il cannabidiolo come sostanza sicura, esso può essere utilizzato secondo specifiche regole e procedure.
Facciamo un esempio.
Per la produzione di prodotti farmaceutici, il cannabidiolo può essere estratto da qualsiasi parte della pianta, sia in forma isolata che combinato con altri cannabinoidi.
Diversa è la questione per i prodotti cosmetici: in questo secondo caso, il CBD può essere impiegato esclusivamente se estratto dalla pianta di canapa in forma isolata e da specifiche parti, ovvero semi, steli e foglie.
A questo punto però la domanda sorge spontanea: qual è la posizione dell’Unione Europa che disciplina la legalità del CBD?
Vediamo di rispondere nel seguente paragrafo.
News CBD: questa la situazione al livello europeo
Il problema del CBD è che tutt’oggi la situazione non è esattamente chiara come vorremmo, soprattutto perché il suo status giuridico si evolve in continuazione.
Per quale motivo?
In Italia (e in tanti altri Paesi) la posizione riguardo al cannabidiolo è cambiata nel corso degli anni, a volte fino a sembrare una vera contraddizione.
Facciamo un esempio.
Nel 2020 la Commissione Europea dichiarò che il CBD era una sostanza stupefacente: per questa ragione, nello stesso anno la Corte di Giustizia Europea fece appello alla Convenzione Unica delle Nazioni Unite sugli Stupefacenti degli anni sessanta, dove venne affermato l’esatto contrario.
Ovvero che il CBD è una sostanza sicura a tutti gli effetti.
Ecco, diciamo che è accaduto qualcosa di simile anche in Italia, proprio nello stesso anno.
Infatti, i primi di ottobre del 2020, il Ministero della Salute aveva firmato un decreto nel quale si dichiarava che il CBD doveva essere classificato nell’elenco delle sostanze ritenute stupefacenti del D.P.R. 309 del 1990.
Cosa significa?
Significa che si sarebbe dovuto includere il CBD nella Tabella dei Medicinali del Testo Unico degli Stupefacenti, classificandola automaticamente come sostanza capace di provocare uno stato di dipendenza al livello psicologico e fisico (come il THC, per intenderci).
Il che ne avrebbe decisamente limitato il consumo sotto strette condizioni.
Infatti, questo avrebbe impedito ai cannabis shop di vendere liberamente prodotti a base di cannabidiolo, il quale poteva essere reperito esclusivamente con ricetta medica non ripetibile.
Ma, fortunatamente per i rivenditori di marijuana legale, lo stesso Ministero della Salute ha fatto dietrofront nemmeno un mese dopo, e ha sospeso questo decreto.
Quindi ad oggi, lo ribadiamo, è possibile acquistare prodotti a base di cannabidiolo presso i rivenditori autorizzati, senza violare alcuna legge.
Conclusioni
Questo articolo aveva il proposito di fornire una panoramica generale in merito all’applicazione del CBD e alla sua legalità in Europa.
Come abbiamo visto, l’Unione Europea lo considera come sostanza sicura – in accordo con quanto stabilito dall’OMS –, il che significa che le varie nazioni si dovranno adeguare di conseguenza. Resta il fatto, però, che lo status legale del CBD varia anche in base alla sua destinazione finale (se usato per cosmetici, integratori, prodotti alimentari, ecc.).