
Oggi è la Festa della Fortuna. Come si celebrava a Palestrina
Anticamente, il culto di Fortuna Primigenia veniva festeggiato nei giorni del 10 e 11 aprile di ogni anno.
Così ce lo racconta Cicerone: Cicerone. Div. 2,41 “La festa si tiene a Praeneste, dura due giorni, in ognuno dei quali i magistrati della cittadina (muoviti) sacrificano un vitello. Vengono esposte le sottese Praenestinae, in legno e scritte in caratteri antichi, custodite di solito presso la statua della dea”.

LA DEA FORTUNA
Fortuna era una divinità antica, forse precedente alla fondazione di Roma anche se i romani ne attribuivano l’introduzione del culto a Servio Tullio, il re che più, fra tutti, fu favorito dalla Fortuna, alla quale dedicò ben ventisei templi nella capitale, ciascuno con un’epiclesi diversa.
Si racconta anche che ella l’avesse amato, benché egli non fosse che un mortale e avesse l’abitudine di entrare a casa sua attraverso una finestrella.
Una statua del re Servio Tullio si ergeva nel tempio della Dea.
«Gli annali di Preneste raccontano che Numerio Suffustio, uomo onesto e ben nato, ricevette in frequenti sogni, all’ultimo anche minacciosi, l’ordine di spaccare una roccia in una determinata località. Atterrito da queste visioni, nonostante che i suoi concittadini lo deridessero, si accinse a fare quel lavoro. Dalla roccia infranta caddero giù delle sorti incise in legno di quercia, con segni di scrittura antica. Quel luogo è oggi circondato da un recinto, in segno di venerazione, presso il tempio di Giove bambino, il quale, effigiato ancora lattante, seduto insieme con Giunone in grembo alla dea Fortuna mentre ne ricerca la mammella, è adorato con grande devozione dalle madri. E dicono che in quel medesimo tempo, là dove ora si trova il tempio della Fortuna, fluì miele da un olivo, e gli aruspici dissero che quelle sorti avrebbero goduto grande fama, e per loro ordine col legno di quell’olivo fu fabbricata un’urna, e lì furono riposte le sorti, le quali oggidì vengono estratte, si dice, per ispirazione della dea Fortuna.»
(Marco Tullio Cicerone, De Divinatione XLI 85-86)
La Fortuna era una dea dal carattere doppio, ma sempre positivo (altrimenti si parlava di Sors, la sorte):
1 Uno intraprendente, cioè che aiutava a far andare bene le imprese
2 Uno erotico (per il quale è rimasto il detto essere baciati dalla fortuna)
Il suo corrispettivo nella mitologia greca è la dea Tyche.
Foto Raissa D’Uffizi dal sito del Comune di Palestrina
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