
Palestrina, si dimezzano i malati covid: si studia una riconversione dell’ospedale
Si parla di una prima calendarizzazione, ma ci sono ancora tante questioni da sistemare
Nessuno per ora si sbilancia, ma nella commissione presieduta oggi dal presidente Rodolfo Lena alla Pisana si inizia a parlare di riaperture dei servizi sanitari. A partire proprio da Palestrina, uno degli ospedali simbolo della lotta alla pandemia in provincia di Roma.
A oggi nel nosocomio Coniugi Bernardini si sono praticamente dimezzati i malati covid: si è passati dai 96 ricoverati di qualche settimana fa ai 55 di oggi. Praticamente si lavora a metà regime e considerando che sono solo 12 i pazienti in Medicina d’urgenza, nei prossimi giorni sono previste ulteriori dimissioni. Da voci di corridoio si parla già di una calendarizzazione della riconversione, un piano a breve termine per cui a oggi è impossibile però dare una data.
Oggi l’assessore alla Sanità D’Amato ha risposto di avere “ben chiara l’esigenza di avere disponibili più infermieri e piu’ medici, e’ un tema di carattere nazionale. Come Regione, a breve, emetteremo un atto amministrativo sull’assistenza domiciliare integrata, ci sara’ anche una modalita’ volontaria di reclutamento autonomo da parte delle famiglie, con costi a carico Regione”.

Intanto a Palestrina si è in attesa del conferimento dell’incarico del primario anestesista, per cui è stato espletato il concorso lo scorso 20 maggio, una novità importante per un nosocomio che vuole avere un ruolo preciso nel suo territorio di riferimento.
D’altra parte ci sono ancora diverse questioni da sistemare.
Stefano Fabroni, presidente del comitato Salute e Ambiente dell’Asl Roma 5 denuncia che “mancano la metà degli anestesisti e la terapia intensiva non è mai partita. Questa è l’unica Asl ancora senza una risonanza magnetica – continua – annunciata più volte da 7 anni ma mai arrivata all’ospedale di Tivoli”.
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