
Riapre il castello di Olevano, i gioielli e i segreti del palazzo
Dopo mesi di chiusura riapre al pubblico in questi giorni palazzo Colonna-Marcucci, uno dei gioielli nascosti dei Monti Prenestini oggi di proprietà della famiglia Marcucci. Un edificio che racconta la storia di Olevano Romano, con le sue testimonianze benedettine e delle antiche famiglie nobiliari che hanno reso celebre questo borgo in tutta Europa.

LA STORIA
L’edificio fu prima benedettino poi dei Colonna, che lo arricchirono in epoca rinascimentale e quindi dei Borghese fino all’inizio del ‘900. Rimase da allora nella totale incuria e in condizioni di abbandono, ridotti a poco più di un rudere pericolante, anche per il disinteresse delle istituzioni pubbliche che ne avevano rifiutato l’acquisizione. La famiglia Marcucci rilevò l’edificio a partire dalla metà degli anni ’70 riportando la sua antica unità ed eseguendo il restauro conservativo e funzionale.

LE STANZE
Di particolare interesse l’allestimento degli interni operato dopo il restauro: le sale sono arredate secondo un naturale accumulo di epoche diverse ed ospitano oggetti di alto valore documentale e storico assieme ad opere d’arte antica e contemporanea. Si rivela così la rara perizia nella composizione di questi spazi prevedendone l’utilizzo in chiave espositiva e come sede di eventi culturali. Al piano terra la Galleria delle scuderie si presenta come un vostro ambiente con pavimento in pietra calcarea e un alto soffitto ligneo.
Un moderno passaggio aperto nella roccia introduce alla Sala degli Archi, un suggestivo ambiento ad archi ribassati che ricordano il passaggio benedettino. Grazie a uno studio recente in questo spazio è stata individuata una sala capitolare benedettina precedente all’anno mille

La sala ospita una mostra permanente dedicata alla figura della madre e alcuni oggetti di alto valore storico come lo scrivinpiedi trecentesco, un torchio da stampa per antifonari e un Cristo ligneo di area nordica.
Risalendo dalla sala degli archi si accede al Piano nobile attraverso un vano dove si può notare la collezione di sedie della famiglia Marcucci, tra cui spicca una piccola seggiola rinascimentale dipinta a calce a memoria di un’apparizione miracolosa della Madonna.

Da qui si accede alla Sala degli Affreschi, una delle meraviglie del castello. Gli affreschi riproducono scene allegoriche con motivi del mito classico alternate a figure che recano cartigli con motti in latino. Di fronte al camino è riconoscibile lo stemma dei Colonna, sotto l’aquila coronata di Carlo D’Asburgo tra le iberiche colonne d’Ercole e il motto Plus ultra. Per l’atttribuzione dei dipinti si indica il nome di Pietro Buonaccorsi, detto Perin del Valga, al,devo di Raffaello che partecipò in quegli anni ai lavori nelle Logge Vaticane
Nell’ambiente successivo, si cambia nettamente scenario. Siamo nella sala del Vento, detta così per l’opera di Tomonori Toyofuku (Ventus I) realizzata nel 1969 ed esposta a Osaka nel 1970. Si tratta di un’ideale vela gonfiata sul mare increspato delle pianelle del pavimento montante al contrario. Nella sala sono esposte altre opere di arte contemporanea di artisti celebri come Shu Takahashi, Ettore Colla, Sergio Lombardo e Mario Schifano.
Ancora interessato al restauro il terzo piano che verrà adibito a centro di documentazione sull’arte medievale e contemporanea.
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