
Rocca di Cave, lungo il sentiero dei dinosauri: escursione con i bambini da non perdere
a cura della redazione
A Rocca di Cave domenica si va sulle tracce di Tito, lo straordinario dinosauro sauropode ritrovato in queste terre, diventato il simbolo del borgo prenestino e del turismo locale dell’area.
Il percorso
Partendo dal piazzale del Planetario di Rocca di Cave, dalla ricostruzione del dinosauro Tito e arrivando alla scogliera cretacica fossile (di 100 milioni di anni fa), si va alla scoperta dell’antico mare di Roma che non c’è più, popolato da molteplici creature ancora incastonate nel calcare.
Qui un percorso di circa 1 km, lungo la via Genazzano, si trovano numerosi affioramenti fossiliferi che risalgono all’età Turoniana (circa 90 milioni di anni fa). Si tratta di resti di molluschi, spugne, coralli, appartenenti a specie in gran parte estinte alla fine dell’epoca Cretacica. Una guida esperta, con l’aiuto di disegni e schemi, consente ai visitatori il riconoscimento dei fossili e dell’antico ambiente marino, insieme all’osservazione delle forme carsiche del territorio.
Di particolare rilievo sono le esposizioni lungo la via Genazzano, che risalgono all’età Turoniana (75 milioni di anni fa). Si tratta di tre principali affioramenti, lungo un percorso di circa 1 km, comprendenti spettacolari resti fossili di bivalvi, gasteropodi e coralli appartenenti a specie in gran parte estinte alla fine del periodo Cretacico.
Istruzioni per l’uso
Si raccomanda un abbigliamento comodo e almeno mezzo litro di acqua a persona. Il sentiero è di semplice percorrenza e si camminerà per circa 2 chilometri in totale, con varie soste.
Appuntamento al Planetario di Rocca di Cave – Via Colle Pozzo, 1 – alle 16:00
Chi era Tito
Quando morì Tito era lungo almeno 6 metri, ma stava ancora crescendo. I ricercatori spiegano che “che nel Cretaceo inferiore la nostra paleo-penisola doveva formare una catena di piattaforme più ampie del previsto, che consentivano il passaggio di dinosauri e altri animali terrestri tra Africa ed Europa attraverso il Mare di Tetide, antenato del Mediterraneo”. La scoperta dunque aggiunge dati paleogeografici importanti per la conoscenza della preistoria d’Italia.
‘Datemi un osso, e io ricostruirò l’intero animale‘ diceva il famoso anatomista francese Cuvier. E così abbiamo fatto con Tito” ricorda Cristiano Dal Sasso. “Infatti -spiega- delle tre ossa estratte, due sono frammentarie, tanto che si può solo dedurre che appartengano a porzioni del cinto pelvico di un grande rettile. Invece la vertebra, perfettamente conservata in 3D, manca soltanto della spina neurale e di una articolazione sul lato destro”.
Aggiornamento
Evento rinviato