
San Cesareo, sfrattato di casa dopo una vita vissuta. La storia di Mario, “il bandito gentiluomo”
a cura della redazione
“Da una vita viviamo a San Cesareo in una casa che rappresenta la nostra identità per tante ragioni. Ora sulla soglia della vecchiaia stiamo per essere sfrattati, senza alcun possibilità di dialogo e mediazione. Forse non c’è tempo per uno come me, ma la mia famiglia chiede solo dialogo”.
A parlare è il signor Mario, 61 anni, che dopo un appello sui social, si è rivolto a Monti Prenestini per cercare una soluzione il più possibile migliorativa alla sua condizione.
Gli amici lo chiamano Orso, soprannome legato alla sua più grande passione: la moto. Oggi Mario si ritrova a fare dialisi quasi tutti i giorni in ospedale ed è agli arresti domiciliari per gli sbagli commessi nella sua vita passata.
Un passato – spiega a Monti Prenestini – che ho cancellato. Ho una moglie e dei figli splendidi che sono il mio orgoglio in questo presente che cerco di vivere alla giornata, con le piccole cose quotidiane, aiutando se possibile anche il prossimo. La mia vita non è stata facile. Ho rapinato banche, incantato locali notturni, lasciando una scia di distruzione e paura dietro di me. Ero un abile bandito, ma alla fine la giustizia mi ha raggiunto. Nel 2007, ho deciso di porre fine alla mia carriera criminale. Ho gettato via la maschera del bandito per abbracciare una vita più ordinaria. Ma il destino non mi ha lasciato in pace. Oggi, quegli stessi uomini in giacca e cravatta che un tempo mi hanno giudicato, stanno giocando un gioco subdolo”.
Mario riconosce gli errori del passato e oggi rispetta anche la decisione del tribunale che con una sentenza gli ha tolto casa per un usucapione non concesso nel rispetto della legge.
La mia storia – continua – è un vortice di azioni irriverenti e conseguenze tragiche, ma è anche una storia di forza interiore e redenzione. Ho cercato di cambiare, di abbracciare la legalità e di costruire una vita migliore. Ho curato questo luogo, come il posto migliore in cui vivere, con affetto e senso di responsabilità. Non so cosa riserverà il futuro, ma continuerò a lottare con tutto il coraggio che ho in me. Forse in un tempo che corre così veloce non c’è tempo per uno come me. Sono qui però a tendere una mano, a cercare un dialogo, cosa che nella società odierna appare davvero impossibile”.