
Test, vaccini e cure: ora i medici di base sono diventati importanti. Ma a che prezzo?
Abbiamo sentito il parere di alcuni dottori che operano tra San Cesareo e Palestrina
Nella prima ondata sono stati tenuti da parte e non potevano prescrivere neanche i farmaci per la cura, ora la Regione Lazio ritira fuori “dal cilindro” i medici di base per gestire l’emergenza in corso. Per i professionisti del territorio dei Monti Prenestini si tratta però di un ulteriore fardello senza i dovuti mezzi. Insomma, altro che riconoscimento al merito.
Da un confronto con i medici di base operanti tra San Cesareo e Palestrina emerge un quadro tutt’altro che roseo.
“A me non hanno fornito neanche i Dpi – spiega a Monti Prenestini il dottor Raimondo Farinacci medico a San Cesareo -. Ne ho tre della passata ondata e li custodisco come fossero reliquie. Ora mi vogliono far fare anche i tamponi senza un’adeguata formazione. In pratica devo saper fare tutto ma non si hanno i mezzi adeguati. Siamo in campo almeno dodici ore al giorno compresi sabato e domenica, pressati da whatsapp, email, messenger con richieste di consigli e pareri. Il tutto questo – aggiunge – mentre nelle alte sfere politiche c’è una confusione senza precedenti. Dalle cure alla burocrazia, i ritardi cronici nelle comunicazioni e le mancate risposte stanno peggiorando la situazione dei contagi. E intanto le altre malattie corrono veloci, senza alcuna risposta”.
Sulla stessa linea la dottoressa di Palestrina, Cristiana Polucci.
«Una cosa sola la Regione Lazio avrebbe dovuto fare: un buon tracciamento – dichiara. Purtroppo noi medici di famiglia abbiamo solo il tampone per decidere se siamo di fronte ad un caso di COVID, la sintomatologia è frequentemente simile ad una forma virale comune, per questo si richiedono tanti tamponi, ma se la risposta arriva dopo 5 giorni ha poco senso mettere in quarantena i contatti, e per chi non è positivo è un danno economico e sociale enorme. Fare i tamponi nello studio di medicina di base è un errore altrettanto grave – aggiunge. Abbiamo trascorso mesi a dire ai pazienti di non venire se febbrili, per non contagiare gli altri utenti, adesso addirittura gli facciamo il tampone, sarà la volta buona che non cureremo più nessuno! Trovate uno spazio idoneo e chiedeteci di collaborare lì!”.
Il Governo ha stanziato ieri l’ulteriore spesa di euro 30.000.000 affinché i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta possano effettuare i tamponi antigenici rapidi.
“Si tratta – si legge nella relazione illustrativa – di una misura urgente e assolutamente necessaria anche per allentare la pressione sui Dipartimenti di prevenzione delle asl e per ridurre i tempi di attesa dei numerosi assistiti che attendono di poter eseguire un tampone in quanto identificati quali “contatti stretti” di casi confermati di covid-19″.

Parallelamente sta crescendo, seppur a ritmi lenti, l’attività domiciliare di contrasto delle Uscar. Delle 17 Unità mobili in azione oggi nel Lazio, quattro sono dedicate esclusivamente a visite a casa di pazienti per sospetto Covid o controlli di positivi. Il team a supporto dell’Ares 118 ha evitato già decine di ricoveri e utilizzo di ambulanze. I medici in trincea sono circa 40 e 20 gli infermieri.
Le Uscar saranno utili per cercare di dare una risposta alle persone che sono bloccate in casa senza potersi muovere – dichiara Pier Luigi Bartoletti, vicepresidente dell’Ordine dei medici di Roma e provincia e segretario provinciale della Fimmg Roma – sia perche’ positivi e in quarantena, sia perche’ hanno sviluppato i primi sintomi. “Bisogna ragionare in termini fattuali e non teorici- ha spiegato Bartoletti- L’attivita’ delle Uscar che fino a poco fa era riservata ai drive-in, ora va riconvertita in domiciliare perche’ c’e’ molta sottovalutazione preliminare della sintomatologia. Bisogna accorciare i tempi tra la segnalazione e il tamponamento e le Uscar fanno proprio questo. Finora abbiamo ospedalizzato soltanto una persona”.
Prosegue senza intoppi invece la vaccinazione influenzale.
“La prima tranche di vaccini sta per esaurirsi – spiegano dalla FIMMG – sono state vaccinate 600.000 persone in tutto il Lazio, quasi tutte quelle a rischio. Ora diamo fondo alle dosi di riserva, poi potrebbe esserci qualche giorno di fermo. La seconda fornitura è attesa nei primi dieci giorni di novembre”.
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