
Venerdì Santo, le due tradizioni secolari dei Monti Prenestini
Tra fede e folklore, il Venerdì Santo è una delle tradizioni più antiche nei Monti Prenestini. Da San Cesareo a Olevano Romano, anche quest’anno nelle parrocchie di tutta la diocesi si rinnova l’appuntamento con i riti cristiani e le processioni nei borghi.
Sono due le vie crucis più antiche del territorio. La prima a Cave, compie quest’anno 140 anni ed è un evento nel quale si assiste ad una fusione perfetta di età, generazioni, classi sociali, idee politiche. Dalla prima edizione del 1879, benché soggetta alla giurisdizione e cura liturgica del Capitolo Collegiale di Santa Maria Assunta, la Processione partiva e rientrava dalla Chiesa di San Carlo Borromeo officiata dai Frati Minori Conventuali. Questa Tradizione è rimasta invariata sino ad oggi quando, al calar delle tenebre e dopo il suggestivo Rito della “Desolata”, i Venerati Simulacri del Cristo Morto e della Vergine Addolorata “escono” da San Carlo accompagnati dal Clero e dalle Confraternite, accodandosi al Corteo Storico già incolonnato ed in attesa, per dare compimento e maggior senso liturgico alla intera Sacra Manifestazione. Ho constatato quanto sia cresciuta l’aspettativa della popolazione nel rivedere il corteo sempre al massimo della sua grandiosità, e non è per vanto che parlo di “grandiosità”, ma perché oggettivamente pochi altri Comuni possono vantare una macchina organizzativa che mette in campo centinaia di personaggi, con abiti che hanno sì una storia intrinseca, ma soprattutto scrivono ogni volta la storia di una Comunità operosa e devota.
Il sindaco di Cave Angelo Lupi

Quest’anno il Comitato Pro-Venerdì Santo indice il V Concorso Pietà in Arte sul tema “Trafitto per le nostre colpe”.
Il 16 Marzo 2019 si è inaugurata la mostra “Pietà in Arte” – V Concorso per la realizzazione del manifesto ufficiale Venerdì Santo a Cave 2019.
Il Concorso era aperto agli allievi del Liceo Artistico “Enzo Rossi” di Roma e della sede staccata “Henri Matisse” di Cave.
Delle 17 opere selezionate, dopo un’attenta analisi eseguita dalla commissione formata da rappresentanti del comitato e professionisti del settore, il 31 marzo è stato premiata la vincitrice, Bonzi Silvia
IL VENERDÌ SANTO A VALMONTONE
Sono 111 invece le candeline del Venerdì Santo a Valmontone. Anche qui si tratta di una grande rappresentazione della Passione di Cristo che coinvolge più di 120 protagonisti tra attori, costumisti, truccatori e tecnici audio/luci.
Nel 1903 don Angelo Fortuna, curato della Parrocchia di Santo Stefano, allestì per la prima volta una “Processione di Cristo Morto” che diventò in breve tempo il culmine delle cerimonie religiose della Settimana Santa. La “Processione” sfilava per le vie del paese e tutta la popolazione vi partecipava. Un gruppo di ragazze, le “Canterine”, cantava un inno (“Stava Maria dolente…”) accompagnate dalla banda musicale, più dietro i “Fratelloni” delle quattro confraternite di Valmontone cantavano con voce profonda lo “Stabat Mater”. Essi avanzavano senza le insegne che li contraddistinguevano, col cappuccio calato sulle spalle e le lanterne in mano, nelle loro lunghe tuniche rosse (quelli del Sacramento), marroni (delle Stimmate di San Francesco), bianche e nere (del Suffragio), bianche (del Gonfalone). Le fanciulle che il Lunedì Santo avevano fatto la prima comunione sorreggevano dei vassoi sui quali erano stati messi gli strumenti della Passione, in numero doppio: le torce dell’arresto di Gesù nell’orto degli Ulivi; la tunica bianca che Erode aveva dato a Gesù e quella rossa messagli dai soldati romani in segno di scherno, la colonna della flagellazione, i flagelli, la corona di spine, i chiodi, il martello, le funi, i dadi; c’era anche la lancia che aveva aperto il costato di Cristo, la canna con infilzata una spugna e per ultimo un angelo che portava l'”amaro calice”. Il corteo era chiuso dalla statua della Madonna Addolorata e dallo stuolo dei fedeli valmontonesi.Con il passare degli anni migliorava sia la qualità che la quantità: furono migliorati ed aggiunti alcuni quadri (Caino e Abele, la Tentazione nel deserto, la disperazione di Giuda); si fecero più affollate e spettacolari le scene di massa (Giovanni Battista, la Turba, i Pretoriani) che sono fra le più apprezzate dagli spettatori. I quali, d’altra parte, diventavano sempre più numerosi per il crescente afflusso di turisti provenienti dai paesi limitrofi e anche da quelli più lontani. Nel 1987 la Sacra Rappresentazione presenta una novità assoluta: la manifestazione si svolge al coperto. Il copione è stato radicalmente rivisto e aggiornato: dal punto di vista biblico è stata focalizzata l’attenzione sul Nuovo testamentoed in particolare sulla Passione di Cristo.
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