Walter Biot, la storia dell’ufficiale di Labico accusato di aver passato documenti segreti a Mosca
La presidenza del Consiglio dei Ministri e il ministero della Difesa sono state ammesse come parte civile nel procedimento che si apre oggi davanti al gup del tribunale militare di Roma a carico di Walter Biot, l’ufficiale di Marina arrestato per avere ceduto, in cambio di denaro, notizie classificate ad un funzionario russo.
L’uomo, finito al centro delle cronache europee, è originario di Labico, dove è nato 55 anni fa.
Un’accusa – riporta Ansa – che ha lasciato increduli i tanti che lo conoscevano. Il suo attuale incarico era al terzo reparto dello Stato maggiore della Difesa, ufficio Politica militare e pianificazione. Un settore delicato, ai più alti livelli dello strumento militare. Lo staff di quell’ufficio, infatti, concorre a formare le direttive politiche in tema di sicurezza e difesa e poi le traduce in direttive tecnico-militari. Non solo, tra gli altri compiti ha anche quello di gestire le relazioni internazionali riconducibili al capo di Stato maggiore della Difesa e di elaborare le linee d’azione in materia di distensione e disarmo, oltre a fornire consulenza nelle trattative internazionali di interesse militare.
Insomma, tanti dossier scottanti. Biot, 56 anni, aveva intrapreso da ragazzo la carriera militare in Marina ed era diventato sottufficiale. Poi, con un concorso interno, il passaggio tra gli ufficiali. Proprio da ufficiale del ‘ruolo speciale’ si è qualificato “guida caccia”: in gergo tecnico, quei militari addetti alle operazioni aeree nelle loro varie forme, dalla gestione radar al controllo e alla guida, appunto, dei caccia intercettori. Per molti anni – proprio in seguito a questa sua specializzazione – è stato imbarcato, prima su cacciatorpedinieri poi sulla portaerei Garibaldi.
Quindi intorno al 2008 è passato allo Stato maggiore della Marina militare, presso l’ufficio stampa. Dal dicembre 2010 all’agosto 2015 ha lavorato nella sezione internazionale della Pubblica informazione del ministero della Difesa, periodo durante il quale al dicastero si sono alternati diversi ministri. Successivamente il passaggio allo Stato maggiore della Difesa, dove è approdato all’ufficio Politica militare. Sposato, Biot vive a Pomezia, vicino a Roma, ed ha quattro figli.
IL PROCESSO
Nei confronti di Biot la procura militare contesta i reati di rivelazione di segreti militari a scopo di spionaggio, procacciamento di notizie segrete a scopo di spionaggio, esecuzione di fotografie a scopo di spionaggio, procacciamento e rivelazione di notizie di carattere riservato e comunicazioni all’estero di notizie non segrete ne riservate.
Per questa vicenda Biot è a giudizio anche davanti ai giudici ordinari e per lui il processo a piazzale Clodio si aprirà il prossimo 30 marzo.
L’avvocato Roberto De Vita, difensore del capitano detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, ha chiesto di passare subito al giudizio immediato rinunciando alle udienze preliminari, richiesta accolta sia dal gup ordinario sia da quello militare.
La difesa di Biot ha sollevato il conflitto di giurisdizione davanti alla Corte di Cassazione. “In entrambi i procedimenti il fatto storico contestato all’imputato nella materialità è identico” sostengono gli avvocati Roberto De Vita e Antonio Laudisa, nella denuncia inviata al Tribunale di Roma. Secondo la tesi della difesa, infatti, “vi è l’urgenza di risolvere tale conflitto da parte dell’organo di vertice della giurisdizione”. Dopo la richiesta della difesa del capitano di fregata, il Tribunale militare ha disposto la trasmissione degli atti alla Cassazione affinchè si esprima.
Ora dovrà essere la Cassazione a fissare un’udienza per discutere il caso.