Willy, due anni fa l’omicidio: oggi le commemorazioni. E intanto emerge il racconto di un’altra aggrressione
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ue anni fa a Colleferro veniva ucciso Willy Monteiro Duarte, il 21 enne di Paliano colpito a morte con calci e pugni durante una rissa nella quale non era coinvolto. Per l’omicidio la corte d’Assise di Frosinone ha condannato all’ergastolo i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, a 23 anni Francesco Belleggia e a 21 Mario Pincarelli. Ma l’emozione per quel delitto è ancora viva.
Oggi la famiglia lo ricorderà oggi con una cerimonia privata e una messa a Paliano. A Colleferro oggi pomeriggio invece il sindaco Pierluigi Sanna poserà la prima pietra per una piazza a lui dedicata in centro nel luogo dove ci fu il massacro.
Intanto – come riporta il Corriere della Sera – da un altro processo emerge un’altra aggressione. «Violenti e cattivi. Mi hanno picchiato senza motivo. Erano ubriachi, feroci, matti. Ho avuto paura di morire. Mi hanno rotto il naso e incrinato l’orbita dell’occhio destro. I segni delle loro botte me li sono portati addosso per settimane»: così li descrive Deepack Kumar, indiano, 41 anni, da 13 anni in Italia, che ha incrociato i due «gemelli» lottatori di Mma la sera del 13 aprile 2019 in via Madre di Calcutta a Velletri.
«Sto andando al supermercato con due amici — continua l’uomo —, quando una Mini per poco non ci investe. Gli grido di fare attenzione. Quelli fanno inversione. Accetto le scuse ma dico che devono fare attenzione. Non pronuncio parolacce. Non li offendo. Eppure, escono dall’auto in quattro. Tre mi picchiano. Due sono i fratelli Bianchi — nel processo in corso a Velletri sono imputati di lesioni gravi — li ricordo bene. Grossi, tatuati e cattivi. Mi danno calci e pugni senza mai fermarsi. Se ne vanno quando sono ormai a terra, immobile». Di quegli attimi ricorda anche altro: «Ho avuto paura di morire. Di non rivedere mai più mia moglie e mia figlia».
Ad aiutarlo sono i due suoi connazionali che erano con lui: «Per miracolo sono ancora vivo. Willy non ha avuto la mia stessa fortuna. Non so se per quello che mi hanno fatto avrebbero dovuto essere arrestati. Però dopo tanta violenza, qualcuno avrebbe dovuto fermarli. Quando ho saputo che avevano ucciso Willy, non sono rimasto sorpreso». Una cosa Kumal ci tiene a dirla: «Sono stato contento del loro arresto, perché il mondo mi è parso un posto più sicuro. Non mi hanno mai cercato, ma la paura è finita soltanto quando ho saputo che erano in carcere».