
Zingaretti, la sinistra e noi. Le riflessioni di un lettore dei Monti Prenestini
La vittoria di Zingaretti e la grande (per i tempi attuali) partecipazione di quel popolo della sinistra troppo spesso silente o disperso, fanno sperare in una ripartenza di un’area composita fatta di tante anime che aspettano solo che un’intelligenza collettiva riprenda l’iniziativa politica sui temi che sono propri della sinistra (contro una narrazione che vuole che destra e sinistra siano concetti obsoleti). Nessuna vocazione maggioritaria ma avvio di un percorso di condivisione con tutte quelle aree che disperse dalla crisi economica, sociale e culturale non aspettano altro che una guida collettiva per riprendere un cammino interrotto da pratiche neoliberiste che hanno appannato l’immagine di un popolo che trova la sua ragion d’essere nella uguaglianza, nella solidarietà, nei ponti e non nei muri, fondati sui principi di un socialismo e cattolicesimo democratico.
A livello locale occorre aprire le porte, non solo in senso metaforico, per far entrare aria nuova aria dove non ci sia spazio per i tanti gattopardi della politica (ieri con Renzi oggi con Zingaretti) pronti a salire sul carro del vincitore perché “tutto cambi purché nulla cambi”.
Aprirsi ai territori, punto centrale del discorso di Zingaretti, significa aprire le porte del Circolo PD, chiamare a partecipare i cittadini all’elaborazione delle politiche per la città, smetterla con i “tinelli fra amici”, fare della trasparenza e della comunicazione i pilastri di una politica aperta, inclusiva, condivisa, abbandonando pratiche da “amici degli amici”, perché la politica quella con la P maiuscola ritorni ad essere “servizio” e non “lavoro”.
È anche una chiamata all’impegno dei tanti cattolici “dispersi” e “disperati” che o si sono ritirati nel silenzio delle sacrestie o si sono venduti l’anima al sovranismo del “prima gli italiani”. Tornare all’impegno non solo nel sociale, con le tante esperienze di volontariato, ma soprattutto all’impegno politico per riaffermare il programma politico dei cristiani: quelle Beatitudini che raccolgono in un concetto, quello di Bene Comune, l’idea di una società dal più piccolo dei Comuni, fino al governo della Nazione e del Mondo
Roberto Papa