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Il cervo di Sant’Eustachio a Poli. L’avvistamento e la leggenda

In queste ore un video che ritrae un cervo a spasso per le vie di Poli sta facendo il giro dei social network, suscitando la curiosità di cittadini e turisti. Da sempre il cervo è l’animale simbolo di Poli e l’avvistamento di un esemplare adulto e in buona in salute è una buona notizia anche per la salute della natura di questi posti.

Il cervo, emblema legato alla conversione di Sant’Eustachio, patrono di Poli, è ritratto in molti dipinti, sculture e portali di chiese e palazzi,

TRA LEGGENDA E FEDE

Il cervo di Sant’Eustachio a Poli

Eustachio viene identificato con il generale Placido, combattente vittorioso sui Parti. Prima di convertirsi al Cristianesimo era pagano: era solito dedicarsi alla beneficenza, ma anche alla persecuzione dei cristiani.

Secondo la Leggenda Aurea un giorno Placido stava inseguendo un cervo mentre andava a caccia, quando questo si fermò di fronte ad un burrone e si volse a lui mostrando tra le corna una croce luminosa sormontata dalla figura di Gesù che gli diceva: «Placido, perché mi perseguiti? Io sono Gesù che tu onori senza sapere». Dopo essersi ripreso dallo spavento, Placido rientrò a casa e narrò tutto alla moglie, la quale gli riferì di aver avuto quella notte una visione nella quale uno sconosciuto le preannunciava che l’indomani ella si sarebbe recata da lui con il marito. Placido, la moglie e i due figli si recarono l’indomani dal vescovo, si convertirono e si fecero battezzare. Placido ricevette il nome di Eustachio (dal greco Eustáchios, cioè “che dà buone spighe”), la moglie quello di Teopista (dai termini greci théos e pístos, cioè “credente in Dio”), ed i figli, uno Teopisto e l’altro Agapio (dal greco Agápios, cioè “colui che vive di carità”).

Per ricordare il luogo dell’apparizione di Gesù a sant’Eustachio fu eretta una cappella, sulla sommità della rupe. Nel IV secolo l’imperatore Costantino inviò alla Mentorella, allora territorio del comune di Poli, il papa San Silvestro I a consacrare la chiesa in onore del santo martire.

La Leggenda Aurea narra che Eustachio, lasciato l’esercito romano, sia stato poi perseguitato dalla sorte, come Giobbe, perdendo prima tutti gli averi, poi la moglie ed infine i figli, ma che, come Giobbe, non abbia mai insultato la provvidenza e che quindi, dopo numerosi anni di separazione, la famiglia si sia miracolosamente riunita. Richiamato sotto le armi come generale dall’imperatore Traiano, riprese servizio e si comportò con valore combattendo contro i barbari. Invitato a Roma per ricevere i debiti onori, si seppe che era cristiano e l’imperatore Adriano lo fece arrestare e condannare a morte insieme alla moglie e ai figli. Fu con loro torturato e, salvatisi misteriosamente dalle fiere del Colosseo, morirono infine, tutti martiri, arroventati dentro un bue di bronzo.