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Il nuovo impianto dei rifiuti di Colleferro da 220mila tonnellate: si lavora al bando


Investimento da 54 milioni di euro da ammortizzare in 10 anni e potrà marciare a 8.000 ore di lavoro l’anno con performance del 95% nei primi dieci anni

Dopo tante indiscrezioni, ecco l’impianto del futuro per ricavare materia dai rifiuti (eliminando o minimizzando il ricorso a discariche e inceneritori) immaginato a Colleferro da Lazio Ambiente, che a meta’ gennaio chiudera’ la discarica che gestisce e ha pensato a questa soluzione tecnologica per spegnere i due inceneritori che sono ancora presenti a pochi passi da dove sorgerà il loro superamento. Il presidente della societa’ partecipata al 100% dalla Regione Lazio, Daniele Fortini, in un convegno organizzato dall’ente di via Colombo in occasione della Giornata della Trasparenza ha illustrato il progetto di prefattibilita’, che presenta da subito un’importante novita’ rispetto ai numeri circolati nei mesi scorsi. Infatti, non trattera’ 500mila tonnellate l’anno di rifiuti, ma poco meno della meta’: 220mila. Sempre prodotte da Roma e dai comuni dell’area metropolitana. Una quantita’ non casuale, perche’ e’ la stessa autorizzata per le due linee di termovalorizzazione di Colleferro.


“Qui arrivera’ “il sottovaglio di prima tritovagliatura dei rifiuti urbani- ha spiegato Fortini davanti all’assessore regionale ai Rifiuti, Massimiliano Valeriani, al direttore dell’Arpa Lazio, Marco Lupo, e al comandante del gruppo Roma dei carabinieri Forestali, Giuseppe Lopez- cioe’ l’80% di quelli che entrano in un tmb e che sarebbero destinati a discariche e inceneritori”.

Il restante 15% (il resto sarebbero metalli e perdita di processo), perlopiu’ plastiche e cartone costituenti il cosiddetto sopravaglio, potrebbe costituire combustibile solido secondario da destinare come prodotto a cementifici e centrali elettriche in sostituzione dei combustibili fossili.


Tornando pero’ all’80%, da queste quantita’ “si possono subito estrarre, all’inizio della lavorazione, matrici omogenee (plastiche, carta etc.), biogas da trasformare in biometano per autotrazione dal trattamento anaerobico della frazione organica, anidride carbonica per uso industriale, frazione organica stabilizzata inerte per ripristini ambientali e combustibile solido secondario da impiegare in cementifici e centrali elettriche”.

Quindi niente piu’ “combustibile” per inceneritori al termine di questo processo, che pero’ non potra’ essere definito end of waste al 100% perche’ ci sara’ “uno scarto non superiore al 5% da mandare in discarica. Parliamo di non piu’ di 11mila tonnellate all’anno”.


Una quantita’ straordinariamente piu’ bassa rispetto a quanto avviene oggi, se si considera che nella sola discarica di Colleferro vengono smaltite circa 2000 tonnellate al giorno.
Questo impianto si potra’ realizzare con un “investimento da 54 milioni di euro da ammortizzare in 10 anni e potrà marciare a 8.000 ore di lavoro l’anno con performance del 95% nei primi dieci anni, con ricavi totali da 35 milioni di euro all’anno e una tariffa da 130 euro per tonnellata in ingresso. In piu’ si puo’ realizzare in due anni dopo il rilascio dell’autorizzazione”. Numeri che lo fanno preferire a un inceneritore che richiederebbe “un costo di 160 milioni di euro per le linee di combustione, un ammortamento degli investimenti in 30 anni, 4/5 anni per la costruzione, la stessa tariffa, emissioni e scorie piu’ importanti del 5% dello smaltimento in discarica”.
Quando vedra’ la luce il nuovo impianto? “Entro gennaio pubblicheremo il bando per selezionare la migliore fra le societa’ di ingegneria che ci aiutera’ a redigere il progetto definitivo- ha continuato Fortini- Entro maggio 2020 sara’ depositato il progetto definitivo in Regione ed entro novembre
2020 auspichiamo di consentire alla Regione la pubblicazione del bando per la cessione di Lazio Ambiente, incorporante il valore del progetto realizzato”. Insomma, per il 2022 questo ‘compound’ dovrebbe sorgere.


E potrebbe realizzarlo anche Ama, andando addirittura oltre la sua previsione di due nuovi tmb (con la chiusura di Rocca Cencia) inserita in uno dei quattro scenari del suo piano industriale. In questo caso, cioe’ se Ama acquistasse Lazio Ambiente con dentro il progetto autorizzato, probabilmente non si dovrebbe svolgere nemmeno la gara europea trattandosi di un’operazione tra due soggetti pubblici (Regione da una parte e il Campidoglio, proprietario di Ama al 100%, dall’altra): “Ama e’ il piu’ grande player della regione nel circuito dei rifiuti, e’ un’azienda
pubblica e con un know how e capacita’ economico-finanziarie rilevanti. Questa e’ un’occasione per Ama perche’ l’impianto che abbiamo progettato e’ di nuova generazione, votato all’economia circolare. Oggi non ha piu’ senso immaginare di utilizzare i tmb perche’ sono superati. Quello che realizzeremo e’ un ‘campione’ di riferimento per clonare, magari perfezionandolo, nuovi stabilimenti. Certo, per Ama e’ una forte opportunita’ per dotarsi di una impiantistica moderna, efficiente e le consenta in tempi non lontani di nuovi apparati”, ha spiegato Fortini
all’agenzia Dire. Quanto al superamento della gara europea nel caso Ama decidesse di entrare in scena: “E’ una cosa da studiare ma certamente il fatto che una grande azienda totalmente pubblica entri in relazione con un’altra pubblica, si possono costruire i meccanismi che possono consentire una regolazione di rapporti in un quadro di trasparenza e convenienza reciproca”.


Roma produce circa un milione di tonnellate all’anno di rifiuti indifferenziati, quindi ci sara’ necessita’ di altri impianti di questo tipo. Non a caso in prima fila, ad ascoltare l’illustrazione del progetto, c’era l’avvocato Manlio Cerroni, che ha gia’ detto di volere trasformare il suo gassificatore a Malagrotta in un impianto di produzione di metanolo. Una soluzione non troppo lontana da quella immaginata da Lazio Ambiente. In piu’ la sua societa’ E.Giovi (anche se in questo momento gli e’ stata sequestrata ed e’ in amministrazione giudiziaria) dispone gia’ di due tmb, cioe’ del punto di partenza di questo nuovo processo che comunque si puo’ effettuare anche lavorando direttamente i rifiuti indifferenziati raccolti.