Un viaggio continuo alla ricerca delle radici di una terra, dei suoi valori e delle sue intime connessioni.

Un mese dalla riapertura della Roma-Cassino. Cosa è cambiato (per i pendolari)

A un mese dalla riapertura della Roma-Cassino per i lavori di adeguamento e riqualificazione delle infrastrutture della linea ferroviaria, Monti Prenestini è tornato nella stazione di Zagarolo per capire di più cosa è cambiato. Almeno dal punto di vista dei pendolari.

LA SITUAZIONE

Dopo l’iniziale euforia annunciata a colpi di comunicati stampa, con treni in perfetto orario tra arrivi e partenze, riecco i primi guasti e i soliti disagi. Sono almeno 5 gli episodi, tra guasti sulla linea e ai treni, registrati in queste ultime tre settimane. In un caso, martedì 17 settembre, i pendolari hanno dovuto subire disagi non imputabili direttamente alla linea Roma Cassino ma alla Tav, che ha spostato sulle linee locali l’alta velocità lasciando accumulare ore di ritardi per i malcapitati pendolari. E poi ci sono i treni, che non sono cambiato beati. Sui gruppi social, gli utenti continuano a denunciare porte che si aprono alla minima oscillazione, sporcizia e il solito sovraffollamento su persone costrette a sostare in corridoio, su scale e ammassati uno contro l’altro. Insomma i cambiati tanto attesi non sono avvenuti.

CHIAMA L’AGENZIA DI ZAGAROLO
I LAVORI

I lavori, investimento complessivo oltre 16 milioni di euro, sono stati eseguiti da circa 300 persone fra tecnici e operai di RFI e delle ditte appaltatrici. Gli interventi sono serviti per incrementare gli standard di affidabilità e regolarità dell’infrastruttura ferroviaria: rinnovati otto chilometri di binario (rotaie, traverse e pietrisco) tra le stazioni di Valmontone e Colleferro; adeguati i binari nella stazione di Zagarolo, attività propedeutica al rinnovo di sei scambi programmato entro il mese di ottobre; realizzato il rinnovo completo delle strutture di supporto con sostituzione della linea elettrica e svolte attività preventive di contenimento del dissesto idrogeologico».

Inoltre è stato realizzato il consolidamento di due cavalcavia e completata la prima fase di intervento per l’incremento prestazionale nelle tre gallerie Colonna, Olmata e Docciarello

IL PERCHÈ DEI LAVORI

Alla base dei lavori c’è la realizzazione del corridoio ferroviario merci Scandinavo-Mediterraneo. È uno dei collegamenti previsti su scala europea per potenziare il mercato interno. Unisce i porti sul Mar Baltico dalla Finlandia e dalla Svezia fino a Malta. Lo fa passando attraverso la Germania settentrionale e collegandola ai centri di produzione della Germania meridionale, dell’Austria e dell’Italia. Dalla Sicilia c’è il collegamento navale fino a la Valletta a Malta.

Su quei corridoi devono poter passare i carri High Cube, sono convogli con sagoma massima di 4 metri d’altezza allo spigolo. Sono in grado di trasportare semirimorchi, container di grandi dimensioni e tir completi di motrice e rimorchio.

I NUMERI DEI PENDOLARI IN PROVINCIA

Oggi i maggiori quotidiani riportano una ricerca con i numeri spaventosi dei pendolari della provincia. Ogni giorno 300mila abitanti dell’hinterland entrano a Roma. Quasi la metà dei 700mila pendolari diretti quotidianamente nella città eterna. E tutti si mescolano al milione e ottocentomila residenti nella Capitale che, a loro volta, circolano in macchina o con i mezzi pubblici per andare a lavoro, a scuola o solo a passeggio. E parallelamente, ogni giorno, 47mila romani fanno il percorso inverso e si dirigono in provincia, dove si sono insediate oltre 140mila imprese. La mattina e la sera, all’ora del rientro, per gli spostamenti tra città e provincia, Roma diventa una giungla. E forse non potrebbe essere altrimenti in un territorio dove, su tutto l’arco della giornata, si registrano circa 7,4 milioni di movimenti. Ma di questi soltanto 1,75 milioni avvengono con i mezzi pubblici: 900mila con gli autobus, 690mila in metropolitana, 160mila con le ferrovie concesse e 220mila con quelle regionali. Il resto avviene in macchina. E sono auto vecchie e inquinanti: appena un terzo ha una motorizzazione Euro 5 e Euro 6, percentuale che non arriva neppure al 25% per i veicoli commerciali. Tutto questo si registra in un’area sterminata, dove gli stalli per parcheggi di scambio sono appena 15mila, i mezzi pubblici (autobus, tram e treni) poco meno di 7.700.